PrimoPiano offre alle produzioni televisive e cinematografiche una struttura dotata di mezzi e tecnologie innovative: Jimmy Jib, Steadycam, Polecam, Cameracar, Binari e Dolly, tutti mezzi che danno movimento e suggestione alle immagini. Ma la punta di diamante della nostra struttura è sicuramente il JIMMY JIB della CamMate, che combina maneggevolezza, robustezza, praticità di trasporto e facilità di montaggio a budget di noleggio commensurati agli odierni costi di produzione. Per queste caratteristiche i maggiori boradcasters italiani e aziendali nel settore delle produzioni televisive hanno scelto CamMate dotato anche di Duth Ead per il movimento del terzo asse.
IL FILM
PRESENTAZIONE
A voler navigare sui social media, non è difficile imbattersi in video sulla settimana santa realizzati negli ultimi decenni, da quando cioè i più fortunati sono entrati in possesso della 8 mm. Video caserecci che di certo non hanno la pretesa di narrare compiutamente i riti della passione, ma semplicemente di focalizzare l’attenzione su uno o più aspetti del cerimoniale, a seconda dell’interesse dell’operatore. E tuttavia, mai prima d’ora si era visto un docufilm con i suoi codici cinematografici, con una solida struttura narrativa e con convincenti personaggi che danno voce ad una storia che nel nostro caso intercetta profondi sentimenti collettivi. Un’alchimia di immagini, voci, suoni, gesti che si è potuta realizzare grazie alla caparbietà e alla passione di Giancarlo Mogavero, operatore di ripresa e navigato videomaker, il quale ha voluto raccontare con amore identitario il cuore di un rituale collettivo, ricco ed articolato, giocato in alcuni luoghi simbolici del paese.
Il regista ci offre una precisa chiave di lettura della settimana santa e sembra dirci attraverso i due interpreti e riprendendo un aforisma di Victor Hugo “fate come gli alberi, cambiate le foglie e conservate le radici”.
Marco, il protagonista, un bambino di nove anni segue con pervicacia ed impegno fisico le intense vicende della tradizione dei riti di Pasqua. Accompagnato da nonno Lillo, il nostro Marco non si lascia vincere dalla stanchezza, travolgere dalla folla, impaurire dai fuochi pirotecnici o impressionare dalle immagini della morte sia pure edulcorata dalla statuaria otto-novecentesca. I suoni, i gesti, i personaggi viventi e i gruppi statuari vengono interpretati e narrati dal piccolo Marco in una sorta di addomesticamento del tempo ciclico, letto con gli occhi innocenti ed incantati di un bambino. Sono i suoi occhi stupiti ad incrociare quelli del Cristo sul cataletto con una serie di rimandi che solo a fine racconto trovano una chiusura della narrazione decisamente spiazzante, che va dritto al cuore, un pugno allo stomaco.
In un clima ora chiassoso ora composto gli occhi del bambino, espressi da una rigorosa inquadratura dal basso, colgono la drammaticità della narrazione che scorre fluida, incalzante, spinta dai brulicanti passi al seguito delle processioni. Un racconto, sul piano-rituale, fortemente esibito che culmina con la Scinnenza e trova il suo inevitabile epilogo la domenica di Pasqua con la rappresentazione della resurrezione caratterizzata dalla presenza dei Sampauluna, gli undici giganti in cartapesta che festosamente annunciano la vittoria della vita sulla morte.
Marco non è un semplice narratore intento ad assistere ai diversi momenti dei riti, ma con la sua innocenza entra nella drammaturgia sancataldese dando voce allo spirito comunitario con l’atto del guardare e ci catapulta in un tempo passato quando anche noi abbiamo vissuto con occhi meravigliati il lungo cerimoniale. Così, le sue emozioni, il suo stupore si confondono con il profumo della primavera, con il colore azzurro del cielo, con i garriti delle rondini, con le lacrime che annunciano in un clima struggente la morte del Cristo. E’ nell’” incontro” a piazza San Giuseppe appunto che il tempo della sofferenza, del dolore prende forma e si scioglie lungo l’itinerario dell’andata al Calvario, jè lu venniri matinu.
Un viaggio doloroso, un viaggio per ritrovare le radici della comunità, un viaggio nella nostra contemporaneità vissuto dal nipote e dal nonno. Un nonno pronto a consegnare il testimone nel far rivivere a Marco, senza nostalgia e spirito revanscista, una straordinaria esperienza di vita che si rinnova ogni anno come le foglie sull’albero.
Luigi Bontà
CAST
Marco Ferrara, Calogero Bellavia,
Claudia Sorrentino, Christian La Marca, Liliana Carletta, Adriano Dell’Utri
Roberta La Marca, Lara Brigida, Gloria Vicari
e gli alunni della 4/H del 1° Circolo Didattico E. De Amicis di San Cataldo: Simone Amico, Sarah Bonanella, Rosario Bonsignore, Emma Brigida, Carlo Catania, Francesco Chiodo, Gaetano Falzone, Marlene Galletti, Domenico Giordano, Giorgia Locascio, Giorgia Medico, Elia Russo, Nicolas Sabatino, Federico Scalzo, Chiara Sferrazza, Sofia Testa, Carolina Ubbriaco, Giorgio Vassallo, Karola Zazzera
voce Fiaba: Cristiana Caricato
soggetto fotografia e regia: Giancarlo Mogavero
sceneggiatura: Luca Vullo
dialoghi: Giuseppe Violo
testi: Claudio Arcarese
musiche: Giuseppe Vasapolli
assistente alla regia: Elia Miccichè
color correction: Sebastiano Saro Greco - SSG Roma
fonico di presa diretta: Rino Cammarata
post produzione audio: Roberto Gallà - AUREALAB
supervisione al montaggio: Paolo Carnazza - Giovanni Misuraca
collaborazione artistica: Sergio Canelles
consulenza storica: Luigi Bontà
macchinisti: Adriano Alaimo, Giuseppe Fasciana
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